In questi giorni dove viviamo una Milano mezza deserta, mi viene in mente il prologo di un film di Gabriele Salvadores che mi é piaciuto molto, “Happy Family”, una versione moderna del dramma pirandelliano “Sei personaggi in cerca di autore”.

Bene, all’inizio di quel film, Fabio de Luigi, attraversando in bicicletta una splendida Milano, recita:

 

Viviamo con l’incubo che tutto quello che abbiamo costruito possa distruggersi.
Con il terrore che il tram su cui siamo possa deragliare.
Paura dei bianchi, dei neri, della polizia e dei carabinieri;
con l’angoscia di perdere il lavoro ma anche di diventare calvi, grassi, gobbi, vecchi, ricchi.
Con la paura di perdere i treni e di arrivare tardi agli appuntamenti;
che scoppi una bomba, di rimanere invalidi;
di perdere un braccio, un occhio, un dente, un figlio, un foglio.
Un foglio su cui avevamo scritto una cosa importantissima.
Paura dei terremoti, paura dei virus;
paura di sbagliare, paura di dormire;
paura di morire prima di aver fatto tutto quello che dovevamo fare.
Paura che nostro figlio diventi omosessuale, di diventare omosessuali noi stessi.
Paura del vicino di casa, delle malattie, di non sapere cosa dire;
di avere le mutande sporche in un momento importante.
Paura delle donne, paura degli uomini;
paura dei germi dei ladri, dei topi e degli scarafaggi.
Paura di puzzare, paura di votare, di volare;
paura della folla, di fallire;
paura di cadere, di rubare, di cantare;
paura, paura della gente, paura degli altri.

 

Ebbene tutti noi abbiamo provato paura, tutti, anche chi ha potere, credetemi. La paura ci fa star male, ci toglie la voglia di fare, ci fa sentire sconnessi frustrati e stanchi.

Vi chiedo di pensare a cosa fate di solito quando provate paura. Abbiamo spesso sentito che la paura va affrontata, solo così ce ne si può liberare. Ma cosa significa esattamente? Facile dire “affronta la paura, sii coraggioso”, ma ripeto: cosa diavolo significa?

Cerchiamo di vederlo insieme.

Mauro Scardovelli psicoterapeuta e formatore da più di 30 anni ci dice che esistono tre sistemi per generare volontariamente una fobia.

  1. L’evitamento e la procrastinazione.
  2. Far fare ad altri quelli che dovremmo fare noi.
  3. Osservazione ansiosa, ovvero, il tentativo di controllare ciò che non può essere controllato.

Vediamoli uno la volta.

  1. Evitare e rimandare di fare qualcosa che ci fa paura non ci aiuta perché sappiamo che prima o poi quella cosa ci tocca farla, in questo modo ci sottomettiamo a lei e continuiamo a provarla rinforzandola e ingigantendola. Siete d’accordo?
  2. Far fare agli altri quello che dovremmo fare noi, può avere sicuramente l’effetto di un sollievo immediato, ma genera due tipi di fenomeni: primo io rinuncio alla mia crescita personale e creo una forma di ingiustizia che in qualche modo mi si riverserà contro, secondo scateno un legame di dipendenza fra me e la persona che mi sta dando aiuto, che a sua volta si sentirà importante e quindi continuerà a darmene. Prima o poi questo legame si romperà e le conseguenze saranno spiacevoli. Ci avete mai provato?
  3. In ultimo, lanciarci nel fare qualcosa che ci terrorizza cercando di controllare  da soli i nostri sentimenti e le nostre emozioni. Ma come si fa a controllare la paura? Quella ci ricasca addosso fino ad immobilizzarci causando in noi dei veri e proprio attacchi di panico! Vi é mai successo?

Quindi? Cosa ci dice questo? Cosa possiamo fare per non commettere questi errori?

Prima di tutto: Evitiamo di evitare! Non lasciamoci buchi neri e tabù, parliamone cerchiamo di capire cosa possiamo fare e come! Diamoci obiettivi e sfide!

Secondo: chiediamo aiuto, ad esempio supporto a distanza, sostegno, consiglio, ma non deleghiamo a qualcun’altro di fare quello che ci fa paura.

Infine evitiamo di controllare le emozioni che non sono controllabili!

Quindi cosa fare?

La domanda allora da porsi é: Cosa possiamo controllare?

Faccio un esempio concreto: Devo affrontare un’aula con persone che non conosco. Sì, ne ho sentito parlare, me ne ha parlato il loro responsabile, ma cosa ne so veramente di loro in quel momento? Ben poco direi. Questo mi spaventa. Cosa posso fare per controllare questa paura? Mi vien da dire preparazione prima di tutto: io ho la mia micro-progettazione e ho anche previsto obiezioni e cambi di programma. Ok ci siamo.

La paura non va via.

Cosa posso fare ancora?

Posso controllare l’ambiente: sistemo le sedie, la lavagna a fogli mobili, la disposizione dei tavoli. Magari metto un po’ di musica. Certo questo mi fa stare meglio.

Ma Cos’altro posso controllare? Io ho ancora timore!

Ebbene sì….I miei pensieri!

Avete mai fatto caso a quali sono i vostri pensieri prima di affrontare una paura? Beh io si, e spesso sono terribili. Costruiamo castelli, architetture, quelle che nel gergo psicologico vengono chiamate convinzioni.

Allora c’è da domandarsi: ma questa paura é vera o é generata dalla mia mente? C’è veramente un orso che mi sta rincorrendo o è solo un’ombra in movimento?

Dobbiamo decidere a quali pensieri dare credito e a quali non darlo.

Solo così possiamo governarli e liberarci dalle catene della paura.

Questo non significa negarla, mi raccomando! La paura va riconosciuta, compresa e gestita, così come i pensieri legati ad essa.

La Microskill Skilleyd: “Trasformare le convinzioni da negative a produttive” e altre Microskill dove è richiesto di ascoltare e riconoscere i nostri pensieri, sono nate anche per questo motivo.

Controllare i nostri pensieri non é facile, é una questione di allenamento. Dobbiamo solo crederci!

Il prossimo post parlerà di come gestire la rabbia indiretta.

Non perdetevelo!